I Mezzalira.
Panni sporchi fritti in casa

Venerdì 5 dicembre 2025
ore 21
Teatro Nuovo Treviglio

Scritto da Agnese Fallongo
Con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo
E con Adriano Evangelisti
Musiche originali Tiziano Caputo
Regia Raffaele Latagliata
Prodotto dal Centro di Produzione Teatro de Gli Incamminati
In collaborazione con ARS Creazione e Spettacolo

Il titolo nasce da un gioco linguistico che crea una fusione tra il celebre detto “i panni sporchi si lavano in casa” e il concetto di “frittura” come simbolico spartiacque del binomio servo-padrone.

Se è vero che la saggezza popolare insegna a mantenere celate le questioni familiari all’interno delle mura domestiche, è altrettanto vero che quelle mura non sempre bastano a contenere i segreti, i tabù e i non detti della famiglia Mezzalira che, proprio come l’olio delle olive che raccoglie, scivola in una spirale di infausti accadimenti che la indurranno, inevitabilmente, a scendere a patti col mondo esterno. Il tutto visto e raccontato da Giovanni Battista Mezzalira detto “Petrusino”, il più piccolo della famiglia che, una volta adulto, traccerà un vero e proprio arco della sua esistenza, in un caleidoscopio di ricordi che lo costringeranno a fare i conti con i fantasmi del passato e a scoprire di non essere stato il solo a custodire un segreto. Un racconto tragicomico che mescola ai toni brillanti della commedia all’italiana le tinte fosche del giallo.

 

Note di regia

 

I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa  è un racconto tragicomico che, ai toni brillanti della commedia all’italiana, mescola le tinte fosche del giallo e che invita lo spettatore a guardare attraverso il buco della serratura di una casa “qualsiasi” per rintracciare il proprio personalissimo passato, e ricostruire così la propria storia, la storia della propria famiglia… non sempre perfetta.

Una scena astratta ed essenziale, ma dal  grande rigore estetico, fa da ideale cornice  alle vicende di  questa storia  ambientata in un  tempo/non tempo e in un luogo/non luogo, e restituita attraverso un linguaggio dal sapore dialettale e inconfondibilmente nostrano che non si cristallizza in un unico dialetto, ma tende piuttosto ad una forma meticcia e di pura fantasia, nella quale il pubblico può riconoscere una sfumatura del proprio vernacolo, ma mai una vera e propria appartenenza.

La narrazione delle vicende procede attraverso una girandola vorticosa di ricordi rivissuti dal protagonista/narratore, ma restituiti sempre in assenza: egli presterà la voce al sé stesso bambino, al sé stesso ragazzo e al sé stesso uomo, ma rimanendo sempre assente dalla scena in modo che il passato, quello a cui la memoria riesce a dare forma, venga incarnato nel presente.

Alla parola si  alternano dei contrappunti sonori, realizzati in scena dagli attori stessi per restituire le atmosfere e creare suggestioni. Si ricorre, invece, alla musica ogni qual volta le parole, non potendo reggere il peso del sentimento, debbano essere sublimate attraverso il canto.

Direzione artistica e organizzazione

Teatro de Gli Incamminati

Centro di produzione

In collaborazione con

Utim